Nella storia del cristianesimo si nota che, in numerose tradizioni, c’era un insegnamento sull’importanza del corpo e delle posizioni del corpo per la vita spirituale.
Ne hanno parlato grandi santi, come Domenico, Teresa d’Avila, Ignazio di Loyola…
Inoltre, sin dal IV secolo, abbiamo ricevuto consigli in proposito dai monaci d’Egitto.
La preghiera dei santi di Boondock – Significato
Questa tradizione tiene conto del ritmo del cuore, del respiro, di una presenza a se stessi per essere più disponibili a Dio.
È una tradizione antichissima che attinge dagli insegnamenti dei Padri del deserto egiziani, monaci che si sono donati totalmente a Dio in una vita eremitica o comunitaria con particolare attenzione alla preghiera, all’ascesi e al dominio delle passioni.
Possono essere considerati i successori dei martiri, grandi testimoni della fede al tempo delle persecuzioni religiose, cessate quando il cristianesimo divenne religione di stato nell’impero romano.
Partendo dalla loro esperienza, si sono impegnati in un’opera di accompagnamento spirituale, ponendo l’accento sul discernimento di ciò che si viveva nella preghiera.
In seguito, la tradizione ortodossa ha valorizzato una preghiera in cui alcune parole tratte dai Vangeli si uniscono al respiro e al battito del cuore.
Queste parole furono pronunciate dal cieco Bartimeo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!» (Mc 10,47) e dal pubblicano che così prega: «Signore, abbi pietà di me peccatore» (Lc 18,13).
Questa tradizione è stata recentemente riscoperta dalle Chiese d’Occidente, sebbene risalga a un’epoca precedente allo scisma tra i cristiani d’Occidente e d’Oriente.
Si tratta quindi di un patrimonio comune da esplorare e da godere, che ci interessa perché mostra come possiamo associare corpo, cuore e mente in un cammino spirituale cristiano. Potrebbe esserci una convergenza con alcuni insegnamenti delle tradizioni dell’Estremo Oriente.
Le Storie di un pellegrino russo ci permettono di avvicinarci alla preghiera del cuore. Attraverso questo lavoro, l’Occidente ha riscoperto l’esicasmo.
In Russia esisteva un’antica tradizione secondo la quale alcune persone, attratte da un impegnativo cammino spirituale, si avviavano a piedi per le campagne, come mendicanti, e venivano accolte nei monasteri,
Come pellegrini, andavano di monastero in monastero, cercando risposte alle loro domande spirituali.
Questo tipo di pellegrinaggio di ritiro, in cui l’ascesi e la privazione hanno giocato un ruolo importante, potrebbe durare diversi anni.
Il pellegrino russo è un uomo che visse nel 19° secolo. I suoi racconti furono pubblicati intorno al 1870. L’autore non è chiaramente identificato. Era un uomo che aveva un problema di salute: un braccio atrofizzato, ed era tormentato dal desiderio di incontrare Dio.
Andò da un santuario all’altro. Un giorno sente in una chiesa alcune parole tratte dalle lettere di San Paolo. Inizia quindi un pellegrinaggio di cui scrive la storia. Ecco come appare:
“Per grazia di Dio sono cristiano, per le mie azioni un grande peccatore, per condizione un pellegrino senza fissa dimora della specie più umile, che vaga da un luogo all’altro. Tutti i miei averi consistono in un sacco di pentole asciutto sulle mie spalle e la Sacra Bibbia sotto la mia camicia. Nient’altro.
Durante la ventiquattresima settimana dopo il giorno della Trinità entrai in chiesa durante la liturgia per pregare un po’; leggevano il brano della lettera di san Paolo ai Tessalonicesi, in cui si dice: «Pregate incessantemente» (1Ts 5,17).
Questa massima era particolarmente fissata nella mia mente, e quindi ho cominciato a riflettere: come si può pregare incessantemente, quando è inevitabile e necessario che ogni uomo si dedichi ad altre cose per procurarsi il sostentamento?
Mi sono rivolto alla Bibbia e ho letto con i miei occhi ciò che avevo udito, e cioè che bisogna pregare «senza cessare con ogni sorta di preghiere e suppliche nello Spirito» (Ef 6,18), pregare «alzando le mani pure al cielo senza ira e senza contese» (1Tm 2,8).
Ho pensato e pensato, ma non sapevo cosa decidere. «Cosa fare?» «Dove posso trovare qualcuno che può spiegarmelo?» Andrò nelle chiese dove parlano famosi predicatori, forse sentirò qualcosa di convincente». E sono andato. Ho ascoltato molti ottimi sermoni sulla preghiera.
Ma erano tutti insegnamenti sulla preghiera in generale: cos’è la preghiera, come è necessario pregare, quali sono i suoi frutti; ma nessuno ha detto come progredire nella preghiera. C’era infatti un sermone sulla preghiera nello spirito e sulla preghiera continua; ma non c’era indicazione di come arrivarci (pp. 25-26).
Ecco cosa gli dice lo starec: La preghiera interiore e perpetua di Gesù consiste nell’invocare incessantemente, senza interruzione, il nome divino di Gesù Cristo con le labbra, la mente e il cuore, immaginando la sua presenza costante e chiedendo il suo perdono. , in ogni occupazione, in ogni luogo a qualsiasi ora, anche nel sonno.
Si esprime con queste parole: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!” Chi si abitua a questa invocazione riceve una grande consolazione, e sente il bisogno di recitare sempre questa preghiera, tanto da non poterne più fare a meno, ed essa stessa fluisce spontaneamente in loro. Hai capito ora che cos’è la preghiera continua?
Dopo aver incontrato questo monaco, il pellegrino russo legge altri autori e continua ad andare di monastero in monastero, da un luogo di preghiera all’altro, facendo ogni tipo di incontro lungo il percorso e approfondendo il suo desiderio di pregare incessantemente. Conta il numero di volte in cui pronuncia l’invocazione. Tra gli ortodossi il rosario è formato da nodi (cinquanta o cento nodi).
È l’equivalente del rosario, ma qui non ci sono il Padre Nostro e l’Ave Maria rappresentati da grani grandi e piccoli, più o meno distanziati. I nodi, invece, sono della stessa dimensione e disposti uno dopo l’altro, con il solo intento di ripetere il nome del Signore, pratica che si acquisisce gradualmente.
È così che il nostro Pellegrino Russo ha scoperto la preghiera continua, partendo da una semplicissima ripetizione, tenendo conto del ritmo del respiro e del cuore, cercando di uscire dalla mente, di entrare nel profondo del cuore, calmare il proprio essere interiore e rimanere così nella preghiera permanente.
La preghiera dei santi di Boondock – Simbolismo
Naturalmente, il perdono di Dio è sempre disponibile per un cuore pentito. Il luogo in cui questo pentimento si realizza e si approfondisce (passa da “attrazione” a “contrizione”, dice il Concilio di Trento) è il Sacramento della Riconciliazione celebrato nella Chiesa che, allo stesso tempo, obiettivamente e ufficialmente sancisce il perdono concesso da Dio .
“Ricevi lo Spirito Santo. A coloro ai quali perdonerai i peccati, saranno perdonati; a quelli che non perdoni non saranno perdonati» (Gv 20, 22-23).
Ho pensato e pensato, ma non sapevo cosa decidere. «Cosa fare?» «Dove posso trovare qualcuno che può spiegarmelo?» Andrò nelle chiese dove parlano famosi predicatori, forse sentirò qualcosa di convincente». E sono andato. Ho ascoltato molti ottimi sermoni sulla preghiera.
«Tutta l’opera del ritorno a Dio, o conversione o penitenza, è sotto l’azione dello Spirito che prepara e porta a compimento nella Chiesa la giustificazione restaurata già ricevuta una volta nel battesimo: «È la seconda mensa della salvezza dopo il naufragio della grazia perduta” (Tertulliano).
“Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio (Figlio del Dio vivente), abbi pietà di me, peccatore” La parola “peccatore” è stata aggiunta nel tempo, esprimendo il pentimento e la confessione dei propri peccati. La Preghiera va ripetuta come un rosario al ritmo del respiro.
«La preghiera di Gesù, interiore e costante, è l’invocazione continua e ininterrotta del nome di Gesù con le labbra, con il cuore e con l’intelligenza, nella certezza della sua presenza in ogni luogo, in ogni tempo, anche durante la dormire. Si esprime con queste parole:
Chi si abitua a questa invocazione riceve una grande consolazione e sente il bisogno di dire sempre questa preghiera; dopo qualche tempo, non può più vivere senza di essa e scorre in lui da sola.
Capisci ora che cos’è la preghiera perpetua?
Per riuscire in questo benefico esercizio, conviene chiedere spesso al Signore che ci insegni a pregare senza sosta.
Pregate di più e con più zelo; la preghiera ti farà capire da sola come può diventare perpetua; questo richiede molto tempo. «Anonimo
Il Nome di Cristo è potente ed è Cristo che ce lo comanda di usarlo nelle preghiere, promettendo che agirà con particolare efficacia. “Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome”, dice ai suoi apostoli, “io la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiedi qualcosa nel mio nome, lo farò» (Gv 14, 13-14).
“In verità, in verità vi dico: se chiedete qualcosa al Padre nel mio Nome, ve la darà. Finora non hai chiesto nulla a mio nome. Chiedi e riceverai, perché la tua gioia sia completa» (Gv 16,23-24).
«Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo nemmeno cosa conviene chiedere, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili e chi scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito…
Il cammino della preghiera è prima di tutto un ascolto: “Ascolta, figlio” (Prol. Regola di S. Benedetto): un ascolto che, dalla testa, scende nel cuore, per convertire la vita. Il “cuore” è il centro dell’ascolto. Il “cuore” è il centro dell’essere.
La Filocalia inquadra la “preghiera di Gesù” dominata da un costante richiamo alla sobrietà e all’ascesi e aiuta contro una visione della fede eccessivamente intellettuale e razionalista. Ricordiamoci che Dio non è astratto (Bar 3, 37).
Conclusione
Consiglio vivamente la lettura della “Piccola Filocalia”, aiuta ad approfondire e crescere nella dimensione spirituale e a trovare armonia tra azione e contemplazione, così come il libro:
«Racconti di un pellegrino russo». È un racconto di spiritualità orientale che suggerisce la preghiera di Gesù da ripetere come un rosario al ritmo del respiro: «Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore».